In questi dieci anni, quelli trascorsi dopo la caduta delle Torri gemelle, New York, ferita a morte da quella tragedia che oggi viene ricordata, sta ricostruendo la sua immagine, e il pellegrinaggio “fisico” a Ground Zero, tappa quasi obbligata per che va nella Grande Mela magari per la prima volta, non è l’unico modo per ridare alla capitale del mondo occidentale quella centralità che la storia degli ultimi due secoli le ha attribuito. Molti scrittori ed editori hanno scelto di ambientare lì i loro libri, o di pubblicare libri che hanno New York come protagonista.
L’editore romano Donzelli ad esempio è uscito proprio in questi giorni con due bei volumi dedicati alla città: “C’era una volta New York” del grande scrittore statunitense Washington Irving, autore del più celebrato “Manhattan transfer” e, proprio per celebrare il decennale del crollo delle Twin Towers, “Sempé a New York”: si tratta di un volume che contiene, oltre ad una lunga intervista all’artista francese Jean Jacques Sempé, la riproduzione delle copertine della prestigiosa rivista New Yorker, che raccontano la città in modo leggero e ironico, con l’occhio quasi distaccato ma non per questo distratto che ritrae i momenti salienti della vita della metropoli americana;
Ma molti scrittori americani, uomini e donne hanno raccontato le loro storie ambientandole nella città simbolo….Ne cito solo alcuni, quelli che mi sono piaciuti, e li consiglio per le vostre letture:
Jonathan Safran Foer, ha scritto il bel romanzo “Molto forte, incredibilmente vicino” (Guanda 2005) che è una testimonianza agghiacciante di quel che successe al bambino protagonista la mattina di quell’11 settembre; poi i libri di Paul Auster, e non c’è che l’imbarazzo della scelta: da “La notte dell’oracolo” a “Sunset Park”del 2010; ancora una storia tutta new yorkese quella scritta da Siri Hustvedt, moglie di Paul Auster , in “Elegia per un americano”(Einaudi 2009): il lutto collettivo dell’11 settembre si confonde con il lutto privato, in una narrazione elegiaca e di grande impatto emotivo. Molto bello anche il romanzo di Joshua Ferris “Non conosco il tuo nome” (Neri Pozza 2010), in cui si racconta la vicenda incredibile di un grande avvocato di Manhattan, bello, ricco e felice, che contrae una gravissima insolita malattia che lo costringe a camminare sempre e ovunque, senza potersi fermare: una storia di grande significato metaforico sulla condizione degli uomini del terzo millennio; Claire Messud, autrice de “I figli dell’imperatore”, un libro durissimo sulla condizione degli uomini di potere e della famiglia nella odierna capitale della finanza occidentale. Una scrittrice più soft ci racconta amori e sentimenti di singole persone: è Cathleen Shine nel lungo romanzo “I Newyorkesi”, storie di solitudini e insuccessi. Per concludere un’altra scrittrice, Nicole Krauss, ha pubblicato quest’anno “La grande casa”, un romanzo che pur ambientato a New York spazia in altri luoghi, in omaggio alla globalizzazione, ma resta pur sempre profondamente legato alla East Coast e a quella sensibilità culturale.
Ultima citazione un romanzo appena arrivato in libreria, del giovane Jesse Browner, dal titolo “Tutto accade oggi” (e/o 2011), storia di Wes, diciassettenne che racconta la sua New York con grande acutezza e sensibilità: un nuovo “Giovane Holden”??
Dalle macerie delle Torri gemelle insomma sembra essere nata una generazione di scrittori che ha saputo raccontare il dramma personale e collettivo con le armi della cultura, della narrativa, rendendo la contemporanea letteratura americana davvero grande
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