Leggere questo romanzo della scrittrice esordiente Viola Di Grado, appena ventitreenne, è un piacere ed un shock emotivo allo stesso tempo; un piacere, tale è la sua capacità di costruire un linguaggio veramente innovativo, di rompere gli stereotipi linguistici a cui ci siamo abituati, di inventare forme nuove di comunicazione verbale e non, servendosi di diverse lingue, diversi alfabeti, diverse posture, diversa gestualità; uno shock, tanto la storia e la materia affrontate sono dure, violente, trasgressive, insopportabili talvolta.