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Letture
'Un certo tipo di intimità' di Jenn Ashworth (edizioni E/O)
di Elisabetta Bolondi
La storia che la scrittrice inglese Jenn Ashworth ci racconta nel suo primo romanzo (in libreria dal 25 agosto 2010, edito da E/O) non può lasciare indifferente il lettore. Ci si chiede continuamente se la protagonista Annie, che parla di sé in prima persona, riuscirà a confrontarsi con il reale, se è una pazza lucidamente consapevole, se invece è solo una criminale violenta e ci sta solo prendendo in giro. L’abilità dell’autrice sta appunto nella capacità di tenere il lettore in tensione crescente, in dubbio su ciò che potrebbe succedere, incerto se optare per un atteggiamento comprensivo e benevolo oppure prendere le distanze dal personaggio Annie. In questo sembra proprio di ricadere negli stilemi del genere fantastico, dove continue pause ed “esitazioni” del narratore nel dipanare la storia conferiscono al racconto quel carattere di suspence che diverrà tanto caro soprattutto al cinema del Novecento. Non a caso la giovane Ashworth è stata paragonata a Patricia Highsmith, dai cui plot Alfred Hitchkock si è servito a piene mani per i suoi capolavori.

Dunque incontriamo Annie Fairhurst mentre entra nella sua nuova casa, in un quartiere medio-alto di un paese di provincia al centro dell’Inghilterra, vicino Blackpool sul mar d’Irlanda. Londra e le grandi città che conosciamo sono lontanissime. La casetta di Annie confina con quella di Neil, un giovane uomo che si offre subito come next-door collaborativo ed accogliente, insieme alla sua giovane compagna, la modella Lucy, magrissima e piena di glamour. Subito capiamo dai lunghi monologhi solitari che Annie, ventottenne obesa e trascurata, viene da un passato difficile che mano a mano, per cenni, con frequenti rimozioni e bugie, lei stessa prova a raccontare: il suo palcoscenico saranno i vicini di casa che lei coinvolgerà in una surreale festa organizzata maldestramente nel suo salotto. Una coppia di indiani, Sangita e Barry Choudhry, un single sempre piuttosto alticcio, Raymond, e i vicini Neil e Lucy sono gli unici a presentarsi e a vedere di persona la stranezza dei comportamenti della loro ospite: ha un marito e una figlia? Come mai non compaiono mai? Lei non lavora? Come passa la giornata solo con un gatto, Mister Tips, che sembra il suo unico affetto? Man mano che la narrazione procede, Annie comincia a svelare il suo passato sempre più torbido e intricato, risalendo alla sua infanzia priva di affetti, alla morte precoce della madre, al rapporto impossibile con il padre, alla scelta di un matrimonio come fuga da una vita insopportabile. Nel crescendo che porterà al finale drammatico e violento, la Ashworth scava fino in fondo, senza pudore, nella psicologia malata del personaggio che ha costruito, rivelando una capacità di analisi dei comportamenti paranoici, masochistici, aggressivi, feticisti, sessualmente insani di cui la protagonista è vittima e violenta carnefice allo stesso tempo.

L’ambiente claustrofobico in cui il romanzo è ambientato è l’immagine di una pezzo di Europa occidentale ferocemente violenta, dove un welfare efficiente e una società progressista non possono fermare comportamenti devianti, schizofrenie dilaganti di cui non si immagina la forza distruttrice. Lo spaccato sociale che l’autrice ci racconta dice molto sul livello di crisi che il modello occidentale sembra attraversare. Le riviste porno, i manuali sull’autostima, tante letture, la frequentazione assidua della biblioteca sono il cocktail di cui si nutre la grassa Annie, destinata ad una fine miseranda, incapace di fare i conti con il principio di realtà, persa dietro paranoie insanabili.

05-10-2010