Un romanzo d’esordio, di iniziazione, da parte di un giovane scrittore che narra in prima persona l’uscita dalla adolescenza ed il difficile ingresso nella maturità. Ema, appena diplomato al liceo di Mestre, inizia un’estate metafora dell’iniziazione ad esperienze erotiche, sentimentali, affettive, lavorative, culturali che lo aiuteranno a traghettarsi in una dimensione adulta. I suoi amici, con i quali trascina una routine provinciale fatta di partite a biliardo, aperitivi, feste tra compagni, gite al mare, sono altrettanti giovani in cerca di un ruolo: ecco Niso, che si atteggia a poeta maledetto, Alcapone, France, la bella Rebecca, corteggiata da tutti ma sempre appartata nella sua impenetrabilità. Nell’incertezza del loro futuro che sta per aprirsi compaiono due giovani donne, la piccola Saba, ragazza ebrea dai folti capelli ricciuti e la splendida Angelica, alta, elegante, dagli occhi felini e le gambe lunghissime: una gru, come Ema la descrive. In realtà le due ragazze rompono un apparente equilibrio creatosi nel gruppetto di amici, introducendo un clima inquietante: nascono rivalità, gelosie, invidie, diffidenze, falsità, distacchi. Una serie di schermaglie apparentemente innocue finiscono però per degenerare, fino alle battute finali, nelle quali il romanzo abbandona il registro comico-sarcastico presente in molte sue parti per adottare quello tragico con cui si chiude. Ema è davvero cresciuto, e ritrovarsi con i suoi amici non può che spingerlo ad una riflessione dolorosa:" Avevo vent’anni.Vent’anni, a dirla così , sembrano facili. Ma non è vero. Non è così semplice". Il libro ha una solida struttura narrativa: diviso in 12 capitoli, tanti quanti sono i mesi dell’anno, di questi prende l’atmosfera, il clima, la calura estrema, la nebbia, il freddo, che rispecchiano altrettanti sentimenti di cui il giovane protagonista,un po’ Paul Newman un po’ Hemingway, si immedesima con crescente sofferenza. I personaggi sono costruiti con cura, soprattuto quelli femminili, con un’attenzione estrema ai dettagli dell’abbigliamento, del modo di muoversi ed atteggiarsi, della lingua usata: proprio il linguaggio è un pregio notevole del romanzo, che mostra nell’autore una buona capacità di alternare diversi registri comunicativi con leggerezza, senza indulgere nei gerghi giovanilisti così abusati in molta letteratura recente. L’unica pecca del romanzo, a mio parere, è una eccessiva presenza di citazioni letterarie e non, che spesso rischiano di distrarre o peggio di essere ridondanti, limitando l’efficacia e il ritmo della narrazione, per lo più equilibrata. Comunque un primo romanzo nel complesso davvero godibile, e molto interessante.Il recente articolo di Asor Rosa su Repubblica, sulle cento Italie della nuova letteratura emergente, non ha citato la Mestre di Pettener vicino alla Sicilia di Giorgio Vasta, la Sardegna della Murgia, la Napoli della Parrella: l'aggiungo io! | |