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Attualità
In ricordo di Ettore Scola, ospite per un giorno della mia scuola
di Elisabetta Bolondi
Un ricordo di Ettore Scola, quando venne alla mia scuola, l'Itc Carlo Levi, insieme alla giornalista di Repubblica, la mia amica Laura Laurenzi.......nel maggio 2001

Il Novecento? Si capisce al cinema
di LAURA LAURENZI
Come insegnare ai ragazzi la storia senza annoiarli. Senza che la percepiscano come un obbligo, un compito a casa, qualcosa di faticoso e astruso da imparare a memoria. La storia del Novecento, il fascismo, le discriminazioni, le leggi razziali. In una scuola di Roma - una scuola di periferia - la storia si studia al cinema. I film sono quelli di Ettore Scola, soprattutto «Una giornata particolare» e «Concorrenza sleale». Si vanno a vedere con i compagni, se ne discute in classe, si scrivono recensioni, ognuno la sua, tutte o quasi sorprendentemente competenti e circostanziate. La visita di Hitler a Roma nel ‘38 è narrata attraverso gli occhi di una casalinga e di uno speaker radiofonico discriminato perché omosessuale. Le leggi razziali sono raccontate attraverso le vicissitudini di due commercianti di Borgo, e delle loro famiglie. Microstorie inserite nella macrostoria, questo è il segreto. I ragazzi del quarto e del quinto anno hanno avuto il privilegio di studiare una materia così importante e così impegnativa con un taglio davvero speciale, in presa diretta. E soprattutto hanno avuto la sorpresa e il regalo, una mattina di maggio quando gli esami sono sempre più vicini, di avere Ettore Scola in cattedra, tutto per loro, lui che odia le interviste, disponibile invece a rispondere a qualunque domanda, a parlare di storie ma soprattutto di storia. E' successo qualche giorno fa non in una delle due o tre solite scuole famose dell'alta borghesia: non al Tasso o al Mamiani o al Visconti, non in un liceo classico che forma la classe dirigente, ma in un istituto tecnico, il Carlo Levi al quartiere Appio Tuscolano: «Un quartiere che forse non è privilegiato, ma voi lo siete», ha detto Scola ai ragazzi. E ha aggiunto: «Sarete cittadini migliori proprio perché avete avuto docenti migliori». In questo caso la «docente migliore» si chiama Elisabetta Bolondi, insegna lettere, e ha raccontato ai suoi allievi la seconda guerra mondiale anche attraverso le parole di una canzone di Francesco De Gregori, «Il cuoco di Salò». Beati quei ragazzi che sono capitati con lei.
20-01-2016