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Letture
Un saggio breve ma denso di Gustavo Zagrebelsky
di Elisabetta Bolondi
Sulla lingua del tempo presente.

Poche pagine, esteremamente serie e pregnanti che il professor Zagrebelsky dedica alla lingua, orribile, in uso nella politica e fra i cittadini comuni del tempo attuale, in questo utile libretto che tutti poterbbero/dovrebbero leggere e meditare. Le parole da cui l'autore prende spunto per la sua riflessione sono 11: tutte usate nei recenti contesti pubblici, sui giornali, alla tv, nei dibattiti e divenute parole conformiste, abusate e usate spesso con fini diversi da quelli indicati dal loro originale significato.
Si comincia con la parola "scendere(in politica)": procedere dal basso verso l'alto sarebbe un onesto percorso, dice Zagrebelsky, per portare in politica le competenze acquisite in anni di esperienza. Al contrario scendere dall'alto assomiglia ad una missione religiosa, l'invocazione ad un salvatore della patria, ad un uomo della provvidenza che salvi il paese.

Attreverso la citazione di numerosi personaggi della cultura e della politica (da Max Weber ad Hans Christian Andersen, da Goebbels a Martin Heidegger, da Marx a Schiller) che hanno riflettuto sull'uso del linguaggio nelle diverse epoche, l'autore prosegue nel suo elenco di parole da analizzare: Amore, Contratto, Assolutamente, Mantenuti, Italiani, Prima repubblica....tutti termini che usati in un contesto nuovo assumono significati molto diversi da quello di partenza.

L'uso della parola Italiani, ad esempio, che dovrebbe far pensare ad unione, eguaglianza, è divenuta "parte di un lessico dell'ostilità...sempre più spesso si pronuncia in contesti che le attribuiscono un sottinteso polemico....l'espressione partito degli italiani contiene un ossimoro: partito è per definizione una parte, italiani dovrebbe significare il tutto."
Zagrebelsky non fa sconti a nessuno: sia Berlusconi e il suo partito, sia l'opposizione non sono esenti da un uso conformista e semanticamente non corretto delle parole. Ci troviamo tutti sommersi da un linguaggio volgare, accettato acriticamente, conformista, scurrile, teso alla semplificazione e alla banalizzazione dei problemi, dal quale, conclude l'autore , è necessario liberarci con uno sforzo verso il ritorno alla cultura, bandita negli anni recenti di questo governo, in nome di un'azienda Italia che deve fare, e non pensare, come testimoniano le tre parole chiave che hanno infestato negli ultimi anni la scuola italiana: inglese, internet, impresa. Dove la parola leggere non compare mai.
www.ventonuovo.eu
02-12-2010