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Letture
Nonchalance di Cristina Guarducci . Recensione di Daniele Messina
di Elisabetta Bolondi
La “nonchalance” raccontata da Cristina Guarducci è quella che ti fa vivere i rapporti tessendoli di lontananza e libertà, di mancato impegno e fervente desiderio. La “nonchalance” è quella di una donna distrutta dall’amore, che si rifugia a Parigi per sopportare l’oblio dell’abbandono. La “nonchalance” è quello stato d’animo a cui aspira quando pensa all’uomo della sua vita, che l’ha lasciata per sempre, da sola e disperata, con il loro bambino. La “nonchalance” è ciò che si impone quando decide di frequentare Jean Marie, un giovane spazzino-musicista dalla pelle nera e un sorriso perfetto. La “nonchalance”, infine, è la chiave di lettura delle sue sedute psicoanalitiche colorate di silenzio, di mancate risposte, di perplessità che trovano soluzioni solo nei suoi oscuri sogni. Cristina Guarducci ci porta con mano sicura ed elegante nel mondo interiore di una donna senza nome, di cui ci racconta gli altalenanti stati d’animo nel suo cammino verso una ritrovata serenità, e l’inferno che bisogna attraversare per raggiungerla. Nelle strade parigine scombussolate dal vento e riempite di pioggia, l’autrice ci fa vivere la rabbia della protagonista del romanzo verso l’universo maschile, l’amore per un bimbo che le ricorda il più grande fallimento della sua vita, le orribile fantasie sanguinarie e mostruose che popolano le sue ceramiche e le storie dei suoi amici più stretti che le servono a dimenticare la sua, di storia. Ma più di tutto, Nonchalance (Fazi Editore, 2010) ci racconta l’amore. L’amore che finisce, l’amore che rinasce, l’amore che combatte e l’amore che punisce. Con uno stile intimo, sofferto, lucido, è come se l’autrice ci raccontasse sottovoce le sofferenze di una donna, e noi restiamo lì con l’orecchio teso ad ascoltarle, forse perché sono le stesse che viviamo noi.
10-05-2010