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Letture
il libro di Adriano Sofri 'La notte che Pinelli'
di Elisabetta Bolondi
Dopo il bel libro di Mario Calabresi, "Spingendo la notte più in là", intenso e onesto, Adriano Sofri ha scritto per Sellerio questo libro-documento in cui la tragica vicenda della morte misteriosa dell’anarchico Pino Pinelli, caduto/suicidato/gettato o altre ipotesi ancora, dal quarto piano della Questura di Milano mentre veniva interrogato riguardo alle bombe che avevano dilaniato decine di innocenti a Piazza Fontana poche ore prima, viene vivisezionata minuto per minuto.
Sofri immagina di raccontare ad una ventenne, ignara totalmente dei fatti che insanguinarono l’Italia dal 1969 in poi, vicende di cui, paradossalmente, non si è mai venuti realmente a conoscere la verità, malgrado le decine di processi e di carte processuali. Sofri, condannato per l’uccisione del Commissario Luigi Calabresi, alla fine del libro si dichiara giuridicamente innocente di quella morte, ma altresì si dichiara colpevole di aver "detto o scritto, o di aver lasciato che si scrivesse o si dicesse. Questa importante affermazione di Sofri mi sembra onesta e illumina, se possibile, il clima arroventato di quegli anni dove fu possibile, come disse qualche anno dopo Oscar Luigi Scalfaro, ministro degli Interni, a proposito di un presunto mafioso che durante un interrogatorio, a Palermo nel 1985, era morto per le torture inferte dai poliziotti, Sofri commenta amaramente, a proposito di Pinelli, che se in quel 1969 si fosse ragionato allo stesso modo, forse la storia del ferroviere Pinelli, anarchico innocente, avrebbe avuto un diveso finale.
Dal lavoro accurato e scrupoloso di Sofri emerge un quadro spaventoso delle omissioni, bugie, imprecisioni, falsi sospetti, pregiudizi che travolsero magistrati, poliziotti, carabinieri, politici nel tentativo di celare le vere responsabilità di una parte deviata degli apparati statali in quegli anni terribili.
L’ignoranza di quei fatti e di quelle circostanze da parte dei giovani d’oggi contribuisce, secondo Sofri, a mantenere intatto quell’alone di sospetto e di incertezza che per anni ha avviluppato un’intera generazione di italiani. Un libro questo di Sofri, da leggere e meditare con attenzione e onestà intellettuale.
10-12-2009